Cos'è il Mastering?
E' l'ultimo elemento del processo produttivo. Si tratta di una serie di interventi di post produzione che modificano il segnale audio tramite elaborazioni timbriche, dinamiche e spaziali. E' importante considerare che questi interventi avranno impatto su tutto il mix.
Nella fase di mix si può essere creativi scegliendo di intervenire con parametri estremi anche su ogni traccia. In mastering no, bisogna essere consapevoli che ogni intervento modificherà , livello, timbro, ambiente e il contenuto del segnale di tutto il brano.
Il disco in gommalacca e bachelite
Il mastering audio ha origini più "antiche" di quanto si possa immaginare. Per capire meglio il ruolo che ha nel processo di produzione musicale, è utile analizzare la storia delle tecniche di produzione e registrazione del passato. Già alla fine dell'800, Thomas Edison inventò un dispositivo in grado di registrare e riprodurre suoni tramite cilindri di cera. Il sistema era però delicato e la qualità bassa. Tuttavia suddetta tecnologia diede il via al percorso di innovazione e sviluppo che ci ha portati fino ad oggi. A partire dal 1877 l'innovazione del disco fonografico (prima in gommalacca, poi in bachelite) soppiantò in breve i cilindri di cera, con conseguente diffusione di supporti e macchinari per la loro riproduzione. Nacquero così le prime etichette discografiche e i primi cataloghi musicali. Le registrazioni fino al 1925 sono definite acoustical recordings (registrazioni acustiche).
Tutto il processo di registrazione avveniva meccanicamente. Un grande cono convogliava le onde sonore su un piccolo stilo che incideva un disco in cera. Da quel disco poi venivano creati i calchi per la stampa dei dischi fonografici. Anche il sistema d'ascolto era meccanico ed era chiaramente speculare a quello di registrazione. Uno stilo vibrava scorrendo sui solchi del disco in bachelite ed il suono veniva amplificato da un grosso cono a tromba, il Grammofono.
L'aspetto interessante delle registrazioni acustiche, è che l'energia in gioco non cambia, non c'è nessuna trasformazione, si tratta "solo" di corpi in vibrazione che muovono molecole d'aria (energia cinetica). Di fatto per registrare e riprodurre le registrazione acustiche non c'è bisogno di corrente elettrica. Vien da se che a quel tempo le fasi della produzione musicale, tracking, mixing e mastering, coincidevano in un unica sessione.
A partire dal 1925 si parla invece di electrical recordings (registrazioni elettriche). Da quel momento in poi, l'artista inizia ad esibirsi davanti ad un microfono, che trasforma le variazioni di pressione dell'aria in segnale elettrico. La grande rivoluzione consisteva, durante la registrazione, nel pilotare uno stilo elettromagnetico tramite i segnali provenienti dal microfono
Il vinile
I dischi in bachelite (78 giri) avevano il difetto di essere fragili e di durare troppo poco (3 o 5 minuti per faccia). Fu così che nel 1931 la RCA Victor commercializzò il primo disco a 33 giri definendolo LP, long plaining. Era finalmente possibile registrare fino a 20 minuti di musica per faccia. Anche il materiale del disco cambiò, si passò ad una resina vinilica, più leggera e robusta rispetto alla bachelite (resina fenolica).
Fino alla metà del 900 le registrazioni erano esclusivamente di tipo monofonico, fino a quando la RCA Victor, nel 1954, sviluppava il suo brevetto Living Stereo, una soluzione che prevedeva una testina in grado di leggere le informazioni su due lati di un solco. Nasceva così la stereofonia...
Il transfer
Agli inizi degli anni 50, la RCA Victor iniziò a registrare le esecuzioni musicali su nastro magnetico. Il registratore a nastro offriva una risposta in frequenza ed una dinamica migliore rispetto all'incisione diretta su disco. Consentiva inoltre di tagliare le parti migliori di diverse esecuzioni, acquisite in diversi momenti, e di unirle. Il montaggio audio e l'editing nascono proprio in questo periodo. Le fasi di produzione ora erano diventate tre: la registrazione, l'editing ed il transfer. E' in quest'ultima fase che la registrazione su nastro magnetico viene trasferita su disco (DMM direct metal mastering). Dal disco di metallo sono poi in seguito creati gli stampi per la produzione dei 33 giri. "Per poter essere trasferito correttamente su master metallico, il segnale proveniente dal nastro magnetico deve a volte essere modificato in ampiezza e in frequenza. Queste elaborazioni venivano dapprima effettuate nella fase di transfer, durante la creazione del master disc per la duplicazione. Nacque così il termine Mastering"
Conclusioni
Dal 1954 in poi, la tecnologia del nastro magnetico si sviluppa, vengono inventati registratori a più piste in grado di registrare e riprodurre il suono in maniera perfettamente sincronizzata. Negli anni 80/90 nacquero i primi sistemi di registrazione digitale su nastro magnetico in grado di registrare fino a 48 tracce contemporaneamente. Successivamente i computer e le DAW sostituirono i registratori digitali, portando il numero delle tracce ad essere virtualmente infinito. La catena di produzione era finalmente completa: registrazione, mixing e finalmente mastering separato dal transfer. I Dischi potevano contenere registrazioni provenienti da vari studi, quindi ogni brano necessitava di una serie di elaborazioni specifiche per uniformare timbro e dinamica. Nasce così il mastering moderno...
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